Anche gli Italiani emigrano

È proprio così, nel 2017 se ne sono andati dall'Italia in ben 153.000! Quindi abbiamo un problema di emigranti e non di immigranti, che sono quelli che arrivano e che l'anno scorso sono stati 95.215 e, fino a ieri, solo 18.549 (-86.74% rispetto al 2017). La fonte sui dati dell'immigrazione (in entrata) è il Ministero dell'Interno (trovate il PDF a questo link) e non una delle tanto bistrattate ONG. Abbiamo quindi un saldo negativo di 58.000 persone, che salgono a 190.000 persone assemblando anche i dati del 2016, e se lo sommiamo alla riduzione della popolazione (nel 2017) di 105.000 persone, arriviamo ad totale di 163.000 in meno. Possiamo vederla da molti punti di vista, ma il dato che più preoccupa che se ne vanno soprattutto i giovani laureati. Su cosa sono basate le politiche del lavoro in Italia? Chi ci governa ha il DOVERE di dare un futuro alla nazione. Gli imprenditori delocalizzano, licenziano o, nella migliore delle ipotesi, assumono con contratti "farlocchi" (legali, per carità) che non danno nessuna prospettiva nè a noi, oramai verso la mezza età, nè, cosa decisamente peggiore, ai giovani. Però usano e abusano degli ammortizzatori sociali che lo stato italiano paga loro. Negli anni '50 se ne andavano dall'Italia circa 300.000 persone all'anno. Ma era il dopo guerra, erano tempi in cui non si intravvedeva ancora il "miracolo italiano" degli anni sessanta. Ora siamo di nuovo su quelle cifre (2016 e 2017), vorrà dire qualcosa, o no? Ma sì, cari ministri, scagliatevi contro gli immigrati che arrivano soprattutto dall'Africa, litigate per la RAI e per la spartizione del potere. Prima o poi dovrete affrontare seriamente il problema e non come fece il Ministro Poletti quando disse
"Conosco gente che è bene sia andata via, questo paese non soffrirà a non averli tra i piedi" (Repubblica 19/12/2016).
Il breve riassunto che io nella testa (personale ed opinabile) è:
  • Non vogliamo gli immigrati;
  • Il governo non si occupa di migliorare le prospettive per impedire che i giovani vadano all'estero (dopo aver investito ca. 165.000 € a testa per la loro formazione);
  • L'Italia è sempre più un paese di anziani.
Facciamo un gioco, proviamo seriamente a pensare a chi arriva come una risorsa e non come un problema e proviamo a creare opportunità e non ostacoli per i nostri giovani. Proviamo a contrastare l'illegalità con la l'istruzione e la cultura. Proviamo a togliere potere alle mafie con prospettive e lavoro. Proviamo a vedere tutti gli uomini come persone. Che non sia semplice lo capirebbe anche un bambino, ma che non si voglia neanche provare non lo capisce nessuno.
Può darsi che non siate responsabili per la situazione in cui vi trovate, ma lo diventerete se non fate nulla per cambiarla. M.L.King.
SB.

Quando la propaganda conta più dei fatti

Quello cui stiamo assistendo in questi giorni, dal caso presidente RAI alla violenza a sfondo razzista alle politiche sui migranti, potrebbe essere tranquillamente analizzato e discusso se non fosse per la scelta di come, questo governo, comunica con i cittadini. Questa scelta si chiama propaganda. La propaganda non guarda ai fatti, alla verità o alla reale portata di un avvenimento, la propaganda stabilisce a priori come e cosa deve essere detto e scritto dai politici e dai mass-media. Anche attraverso gli abusati social network. Poco importa poi se il messaggio rischia di causare violenza o di umiliare gratuitamente le vittime, l'importante è far passare un'informazione manipolata che deve servire al proprio fine. Vi invito a leggere con attenzione questi due passaggi tratti da un libro che (poi vi dico da chi è stato ha scritto e il titolo) ha contribuito a causare milioni di morti e la peggior tragedia della storia:
La propaganda deve sempre affrontare lo stesso argomento per le grandi masse del popolo. (...) Tutta la propaganda deve essere presentata in una forma popolare e deve correggere il suo livello intellettuale in modo da non essere al di sopra delle teste dei meno intellettuali di coloro ai quali è diretta. (...) l'arte della propaganda consiste proprio nel riuscire a risvegliare l'immaginazione del pubblico attraverso un appello ai loro sentimenti, a trovare la forma psicologica appropriata che attragga l'attenzione e faccia appello al cuore delle masse nazionali. Le grandi masse del popolo non sono costituite da diplomatici o professori di giurisprudenza pubblica né semplicemente di persone che sono in grado di formare un giudizio ragionato in determinati casi, ma è una folla vacillante di bambini che si trovano costantemente in bilico tra un'idea e un'altra. (...) La grande maggioranza di una nazione è estremamente femminile nel suo carattere e la considerazione che il suo pensiero e la condotta sono governati dal sentimento piuttosto che dal ragionamento sobrio è esatta. Questo sentimento, tuttavia, non è complesso, ma semplice e coerente. Non è altamente differenziato, ma ha solo le nozioni negative e positive di amore e di odio, giusto e sbagliato, la verità e la menzogna La propaganda non deve indagare la verità oggettiva e, nella misura in cui essa sia favorevole verso l'altro lato presentarla secondo le regole teoriche di giustizia, ma deve presentare solo un aspetto della verità, che è favorevole al proprio scopo. (...) il potere ricettivo delle masse è molto limitato e la loro comprensione è debole. D'altra parte, se ne dimenticano in fretta. Stando così le cose, ogni propaganda efficace deve limitarsi a poche cose essenziali e quelle devono essere espresse per quanto possibile in formule stereotipate. Questi slogan devono essere ripetuti con insistenza fino a che anche l'ultimo individuo venga a cogliere l'idea che gli è stata messa davanti. (...) Ogni modifica apportata nel soggetto di un messaggio propagandistico deve sottolineare sempre la stessa conclusione. lo slogan principale deve naturalmente essere illustrato in molti modi e da diverse angolazioni, ma alla fine bisogna sempre ritornare all'affermazione della stessa formula.
Ora fatemi un favore, rilegette con attenzione una frase alla volta: non vi sembrano di estrema attualità? Non vi sembra che, oggi più che mai, questo tipo di comunicazione sia usato con metodo ancora più scientifico e rigoroso? Tutti i governi hanno sempre fatto propaganda, ma, in passato, di fronte a notizie palesemente "interpretate", c'era ancora la buona usanza di assumersi le proprie responsabilità o, perlomeno, di rettificare. Oggi questo è passato di moda e ogni notizia è manipolata, strumentalizzata ed usata al solo fine di trarre vantaggio politico. Da Berlusconi in poi, salvo poche eccezioni, questa è la prassi. Per la verità Berlusconi ha usato un metodo diverso, ha sfruttato il desiderio di emancipazione sociale ed economica per avere consensi e poter difendere sè stesso e le proprire aziende. Ha anche usato un metodo nuovo: dire tutto e il contrario di tutto in modo che potesse sempre affermare di averlo detto, o in un modo o nell'altro. Subire la propaganda di governo è frustrante, è fastidioso ed è un insulto all'intelligenza (almeno per chi ne è dotato). Il libro da cui sono tratti i due brani è il "Mein Kampf " di Adolf Hitler. P.S.: Nella Germania nazista all'inizio degli anni '30, in piena crisi economica, il partito non riusciva a mantenere le promesse fatte nelle tre campagne elettorali del 1932 (due) e 1933 (una) di dare lavoro e stabiltà economica a tutti i tedeschi. Fu così che Hitler, con l'aiuto determinante del ministro della propaganda Goebbels, decise di dare la colpa di tutti i problemi della nazione agli ebrei e alle minoranze etniche. Se trovate delle similitudini in quello che sta accadendo oggi in Italia... SB.